Christopher Hitchens, è morto a 62 anni in ospedale a Houston, dopo aver lungamente lottato contro il cancro all’esofago. Armato di un talento pungente e sfrontato, Hitch nella sua carriera di giornalista e scrittore aveva sfidato con la sua penna autorità politiche e religiose. Nel suo mirino sono finiti, tra gli altri, Chiesa cattolica, quella mormone, la festa ebraica della Hannukah e quella cristiana del Natale, gli islamofascisti, le figure di Madre Teresa di Calcutta, Henry Kissinger, Bill Clinton, Fidel Castro, Cindy Sheehan (mamma pacifista ostile alla guerra in Iraq), Benedetto XVI e Dio stesso. Hitchens era infatti un ateo convinto, che aveva fatto dell’ateismo militante la sua ultima missione.
Nonostante le sue posizioni radicali e la sua naturale propensione alla polemica, il giornalista ha sempre goduto del rispetto, dell’ammirazione e del sostegno dei colleghi, anche e soprattutto da parte di chi non la pensava come lui. Era un uomo colto, severo e impegnato nelle cause importanti, ma non per questo meno ironico e beffardo nei suoi interventi; per questo, probabilmente, era irresistibile. L’ondata emotiva per sua morte è infatti planetaria e può ben essere paragonata a quella di Steve Jobs.
Testardo e perennemente intento a distinguere tra bene e male, nella sua autobiografia “Hitch 22” ha messo nero su bianco ciò che più amava e odiava. Sotto la colonna odio: dittatura, religione, stupidità, demagogia, censura, prepotenza e intimidazione. Sotto la colonna amore: letteratura, ironia, humor, l’individuo e la difesa della libertà di espressione. Rendiamo omaggio alla memoria di questo pensatore irriverente.