E’ morto ieri sera a Roma, il direttore di Liberal Renzo Foa, figlio del politico e sindacalista Vittorio Foa. Non è riuscito a vincere la malattia con cui stava lottando da tempo. Renzo Foa aveva 62 anni. Nel 1990 prese le redini de L’Unità sostituendo l’allora direttore Massimo D’Alema. Era stato lui a firmare l’editoriale del giornale del Pci (11 novembre 1989) nei giorni della Caduta del muro di Berlino.
Negli anni successivi Foa è migrato verso il pensiero liberale abbandonando la sinistra e, secondo quello che ha sempre affermato, è stato il continuo confronto intellettuale con il padre a spingerlo verso il liberismo “Fu Vittorio, coi suoi argomenti, a determinare il mio primo allontanamento dalla sinistra nel 1985, ai tempi del referendum sulla scala mobile. È stato anche per il dialogo, intenso e ininterrotto, con mio padre, che lasciai il mondo nel quale m’ero formato, il Pci, e iniziai il cammino che mi ha portato a pensare ciò che penso oggi” rivelò in un’intervista con La Stampa ad un mese dalla morte di Vittorio Foa avvenuta il 20 Ottobre 2008.
Nel 2007, dopo essere stato per anni editorialista del Giornale, è diventato il direttore di Liberal, il quotidiano della Fondazione di Ferdinando Adornato che lo ricorda come “un uomo speciale e un intellettuale raffinato e al pari di altri della sua generazione ha avuto in sorte il destino dell’inattualità. Un intellettuale ontrocorrente, realista nel tempo delle ideologie, idealista oggi nell’era della mediocrità“.
Ha anche pubblicato alcuni volumi tra cui possiamo citare “Il decennio sprecato” (2005) e “In cattiva compagnia” (2007). Renzo Foa era, inoltre, membro del Comitato per l’attuazione della legge Biagi, segretario dell’International Institute of Communication, componente della Fondazione Italia-USA e del centro studi Eurispes
La camera ardente sarà allestita giovedì 11 giugno alle 10 nella sala del Cenacolo in vicolo Valdina a Roma dove, a partire dalle 12.30, si terrà il funerale.
Di Renzo Renzo Foa ricordo l’appassionata e sincera difesa delle sue idee e del cambiamento delle sue idee. Ho apprezzato il coraggio di mettersi contro parte dell’ambiente in cui per anni ha lavorato, con coerenza e pervicacia e con l’attenzione al dialogo aperto che fa il bene di un Paese. Ricordo la raffinatezza e l’attenzione con cui osservava fatti e persone, con quel suo sorriso riservato, al di là delle lenti dei suoi occhiali.